A più di un secolo il modo di vedere la Grande Guerra è cambiata da parte degli storici che hanno messo in luce la “pesantezza della giustizia militare” in una prospettiva: “più attenta all’esperienza di guerra soprattutto dei combattenti” .
Quindi, come sezioni ANED provinciale e ANPI di Vigevano e, come hanno fatto diversi Comuni, riteniamo giusto riabilitare i concittadini che furono giustiziati con fucilazioni sommarie durante la guerra. A Vigevano furono due: Antonio Santagostino, classe 1887, sposato con un figlio, e Giovanni Bussola, classe 1893.
Ambedue furono fucilati nel 1917 nell’ambito della rotta di Caporetto, quando si verificò una ritirata scomposta di migliaia di uomini.
Di fronte a una confusione generalizzata, tra maltempo, fuga di civili, strade impraticabili, tra ordini insensati, era facile cadere ucciso, oppure fatto prigioniero, e anche arrestato. Bussola si era presentato senza fucile, si era rifiutato o attardato a eseguire un ordine? Bastava questo per essere giustiziato. Non lo sappiamo, ma nel caos della rotta le esecuzioni sommarie erano frequenti. Egli subì “un’esecuzione capitale” a Codroipo il 30 ottobre 1917, cioè vicino a uno dei ponti sul Tagliamento e pochi giorni dopo la disfatta di Caporetto (24-25 ottobre). L’accusa generica era quella di essersi comportato con “codardia”. Come risulta dal foglio matricolare depositato all’Archivio dello Stato di Pavia.
Quindi riteniamo sia necessaria una riabilitazione anche visibile: una targa, l’aggiunta dei nomi nelle due grosse lapidi apposte nel cortile del municipio (dove mancano) o altre forme di memoria tangibile. Lo chiediamo all’Amministrazione Comunale, per rivedere la patente d’infamia attribuita a questi soldati giustiziati, come suggerisce la proposta di legge depositata nel Senato Italiano: “Disposizioni per la riabilitazione storica degli appartenenti alle Forze armate italiane condannati alla fucilazione dai tribunali militari di guerra nel corso della prima Guerra mondiale” (DDL S 3005, 19/03/2018).
Per Antonio Santagostino abbiamo qualche notizia in più. L’indicazione sulla sua fucilazione a Nervesa, appena a ovest del Piave, ci ha fatto scoprire la memoria dattiloscritta di Paolo Ciotti raccolta nell’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, che racconta che il 2 novembre 1917:“Tre soldati, fra cui un caporale, erano stati sorpresi dal Colonnello Brigadiere mentre uscivano da una villa di Nervesa con alcuni effetti di biancheria. Vi erano entrati così per quel senso di curiosità, di cui tutti ancora si era invasi nel vedere una casa abbandonata, e trovando nelle stanze deserte della biancheria, avevano innocentemente commesso l’errore di scegliere qualche camicia e qualche paia di mutande per cambiarle con quelle sporche e piene di insetti che tenevano ancora addosso fino dal Settembre. Il Generale li interrogò, prese il nome e cognome di ciascuno e tre ore dopo, quando ancora eravamo a mensa, un porta ordini del Comando di Brigata recò un biglietto scritto a matita con l’ordine perentorio al Comandante della 3^ Compagnia di fare immediatamente fucilare da una squadra dello stesso reparto i tre soldati, di null’altro colpevoli, che di avere innocentemente asportato da una casa abbandonata una camicia e un paio di mutande!!”
È proprio il caso del povero soldato vigevanese, come, di nuovo, attesta il foglio matricolare depositato all’Archivio di Stato di Pavia.
Quindi riteniamo sia necessaria una riabilitazione anche visibile: una targa, l’aggiunta dei nomi nelle due grosse lapidi apposte nel cortile del municipio (dove mancano) o altre forme di memoria tangibile. Lo chiediamo all’Amministrazione Comunale, per rivedere la patente d’infamia attribuita a questi soldati giustiziati, come suggerisce la proposta di legge depositata nel Senato Italiano: “Disposizioni per la riabilitazione storica degli appartenenti alle Forze armate italiane condannati alla fucilazione dai tribunali militari di guerra nel corso della prima Guerra mondiale” (DDL S 3005, 19/03/2018).