Vigevano 25 aprile 2018 – 73° Anniversario della Liberazione

25 aprile 2018

Video della Manifestazione

Discorso del 25 aprile 2018 di Teresa Berzoni – VicePresidente Anpi Vigevano:

DA SUDDITI A CITTADINI:
IL FASCISMO E’ UN CRIMINE
Rivolgo a tutti presenti un saluto e un ringraziamento per essere qui con noi a celebrare la festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Quel giorno Sandro Pertini annunciò, da Radio Milano Libera, la fine della guerra, il recupero dell’unità nazionale e della indipendenza ritrovata, l’avvio di un nuovo cammino democratico. C’è un filo rosso che segna il legame tra la Resistenza, il nuovo carattere dell’Italia democratica e l’ordinamento repubblicano. E’ il 25 aprile, che si fonda innanzitutto, la nostra Repubblica. A questo proposito vorrei ricordare la nostra compagna Noemi Tognaga, simbolo dell’antifascismo vigevanese maestra e partigiana, collaboratrice con il Comitato di Liberazione Nazionale. Un impegno continuato sui banchi del consiglio comunale e, per più di trent’anni, alla guida dell’Associazione nazionale partigiani.
LA GUERRA
In una Italia devastata dalla guerra nelle sue macerie materiali e sfregiata da vent’anni di dittatura fascista nelle sue macerie morali, si levarono le coscienze limpide dei nostri patrioti antifascisti che non avevano mai smesso di credere in un futuro migliore, si levarono le coscienze di quei militari abbandonati a se stessi dopo l’armistizio, che onorarono la patria con sacrificio ed eroismo, donne e uomini, nelle città e nelle campagne, che non avevano mai smesso di credere che ogni persona va rispettata e che la sua dignità non può mai essere violata né per ragioni di razza, in quanto le razze non esistono, né per ragioni di religione, né per ragioni di pensiero, né per ragioni di genere, maschile o femminile, né per ragioni di condizione sociale. Scriveva Piero Calamandrei: se volete andare nei luoghi dove è nata la nostra Repubblica, venite dove caddero i nostri giovani. Ovunque è morto un italiano per riscattare dignità e libertà, andate lì perchè lì è nata la nostra Repubblica. E’ per questo che siamo qui oggi, ancora una volta, a ricordare la Liberazione, soprattutto nel suo più profondo significato politico, quello di aprire la strada ad un futuro di democrazia, in cui libertà ed eguaglianza marciassero di pari passo, in cui i diritti della persona, fossero considerati alla stregua di beni intangibili ed inalienabili, il lavoro fosse il fondamento non solo economico, ma sociale e morale della Repubblica, la pace come il bene sommo da tutelare ad ogni costo. Il 14 luglio 1938 vennero emanate da parte del consiglio dei ministri fascista e promulgate dal re Vittorio Emanuele III le “leggi per la difesa della razza”, un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi antisemiti, una vergogna e una infamia imperdonabile. Quelle leggi, infatti, portarono alla morte migliaia di ebrei e provocarono sofferenze indicibili, paura, terrore, angoscia e miseria. Con il manifesto della razza e con le leggi successive, agli ebrei venne proibito di prestare servizio militare, essere proprietari di aziende, essere proprietari di terreni e di fabbricati, avere domestici “ariani”. Gli ebrei vennero licenziati dalle amministrazioni pubbliche militari e civili, dagli enti provinciali e comunali, dalle banche, dalle assicurazioni e dall’insegnamento nelle scuole di qualunque ordine e grado. Infine, i ragazzi ebrei non poterono più essere accolti nelle scuole statali. Gli insegnanti ebrei avrebbero potuto lavorare solo in quelle scuole create dalle comunità ebraiche specifiche per ragazzi ebrei. In base a quelle cosiddette teorie (penose, false perfino ridicole) migliaia di ebrei italiani furono perseguitati, umiliati, messi alla fame, arrestati e poi spediti nei campi di sterminio.
GLI STRANIERI IN ITALIA
Siamo qui, noi dell’Associazione Partigiani per ricordare che questa è e deve essere la festa di tutti gli antifascisti, e dunque anche di coloro che vivono in Italia da tempo e dovrebbero diventare cittadini, senza steccati culturali o religiosi. Siamo qui, in un giorno di festa, ma ricordando che il mar Mediterraneo è pieno di cadaveri, che in tutto il mondo infuriano guerre, anche a noi molto vicine come la Siria, dove le maggiori potenze si fronteggiano per portare, con le bombe, la democrazia.
LA POVERTA’
Ma siamo qui anche per richiamare tutti alla necessità di superare un mondo fatto di ingiustizie, in cui alcuni poteri forti cercano di dominare il mondo, un mondo dove l’1% più ricco dell’umanità possiede più del restante 99%. L’attuale sistema economico favorisce l’accumulo di risorse nelle mani di una élite super privilegiata ai danni dei più poveri che sono in maggioranza donne. E l’Italia non fa eccezione.  Questo sistema economico riesce solo a provocare ulteriori disuguaglianze, privazione di diritti, violenza e barbarie, miseria e fame. Per questo auspichiamo il passaggio da un’economia lineare basata sulla produzione industriale e sulla produzione di scarto a un’economia circolare basata sul riuso, perchè stiamo consumando e inquinando l’ambiente più di quanto la terra e l’uomo possano sopportare.
LA CRISI
La disoccupazione è ancora a livelli troppo alti, mentre 18 milioni di italiani sono caduti nella povertà. Nella nostra Regione c’è una crisi ancora più grave sul piano della legalità. Continuano ad imperversare le mafie. C’è una corruzione diffusa, a tutti i livelli. Ricordiamo quello che è successo nella sanità lombarda. C’è una crisi evidente di valori. C’è la sfiducia nelle Istituzioni, C’è uno sforzo continuo per modificare la Costituzione anziché darle finalmente attuazione, C’è una crisi di rappresentanza e dunque di democrazia, C’è la crisi dei partiti. C’è, soprattutto, il problema dei giovani, verso i quali abbiamo un debito enorme, ai quali non diamo certezze né per il presente né per il futuro. E’ per questo che non dobbiamo essere indifferenti, dobbiamo impegnarci per il bene comune, mettendo al bando egoismi, odio e violenze per realizzare, alla fine, il sogno di quegli anni, della Resistenza, della Liberazione, mettendo al centro i suoi valori fondanti: lavoro, giustizia sociale, equità e solidarietà.
GUERRE NEL MONDO
E’ sempre tempo di resistenza. E’ tempo di resistenza perchè ovunque sia terra di martirio, di tirannia, di tragedie umanitarie come in Siria, Libia, Nigeria, Congo, Somalia, Sudan e tanti altri …purtroppo, lì vanno affermati i valori della resistenza. Per questo, vogliamo dare una risposta a tali idee disumane affermando un’altra visione della realtà che metta al centro il valore della persona, della solidarietà, dell’uguaglianza dei diritti, della libertà di pensiero, della democrazia come strumento di partecipazione e di riscatto sociale, un mondo più giusto, più libero, più uguale, un mondo sognato dai caduti per la nostra libertà. L’Anpi nazionale con le parole di Carla Nespolo e l’Anpi di Vigevano condannano l’attacco portato avanti dall’America, Francia e Inghilterra alla Siria, perché allontana la soluzione della guerra civile siriana, aumenta i pericoli per la pace nel mondo, destabilizza i rapporti internazionali, delegittima l’ONU, incoraggia il terrorismo e divide l’UE. È ora che in Italia e in Europa torni a farsi sentire un grande movimento popolare per la pace.
I NUOVI FASCISMI
Si stanno moltiplicando nel nostro Paese, sotto varie sigle, organizzazioni neofasciste e neonaziste, presenti in modo crescente nella realtà sociale e sul web sia in Italia che in Europa, in particolare nell’est, e si manifestano attraverso chiusure nazionalistiche e xenofobe, con cortei e iniziative di stampo oscurantista o nazista, come recentemente avvenuto a Varsavia, persino con atti di repressione e di persecuzione verso le opposizioni. C’è un pullulare in Italia di movimenti neofascisti insopportabile, liste elettorali, vendita di oggetti, esposizione di simboli, manifestazioni, siti web. Non ultimo il presidio di Casapound in piazza Ducale la settimana scorsa e la svastica e un canto della Wehrmacht incise sulla porta di un bagno a Montecitorio. Nonostante le leggi Scelba del 1952 e la legge Mancino del 1993 in tema di apologia del fascismo, che puniscono ogni forma di fascismo e razzismo, siamo testimoni di un nefasto incremento di manifestazioni nostalgiche che vecchi e nuovi “camerati” che inscenano nelle piazze, stadi, nei siti cimiteriali di alcune città e adesso anche nelle sedi delle associazioni umanitarie, sindacali, e sulle porte di sindaci e assessori di vari comuni italiani. Sempre più frequentemente si vedono croci uncinate disegnate sui muri di edifici istituzionali o scolastici. A queste nuove formazioni esplicitamente razziste e neofasciste non si può arretrare dalla scelta di un contrasto forte, per rinsaldare i valori della Costituzione. Per questo L’Anpi si è prodigata nella raccolta di firme “Mai più fascismi” esortando le autorità competenti a vietare, nelle competizioni elettorali, la presentazione di liste direttamente o indirettamente legate a organizzazioni, associazioni o partiti che si richiamino al fascismo o al nazismo, come sostanzialmente previsto dagli attuali regolamenti, ma non sempre applicato, e a proibire nei Comuni e nelle Regioni a concedere spazi pubblici per iniziative promosse da ben note Associazioni, prendendo esempio dalle buone pratiche di diverse Istituzioni locali. Per questo, chiediamo che le organizzazioni neofasciste o neonaziste siano messe nella condizione di non nuocere sciogliendole per legge, come già avvenuto in alcuni casi negli anni 70 e come imposto dalla XII Disposizione della Costituzione.
LA CONDIZIONE DELLA DONNA
Durante il fascismo la donna poteva essere licenziata dal posto di lavoro se si sposava o se rimaneva incinta, non aveva accesso a tutte le professioni, non aveva sviluppo di carriera, non aveva parità né salariale né previdenziale, non aveva pari diritti all’interno della famiglia anche riguardo all’educazione dei figli”. Seguendo questa politica lo stato fascista cercò di eliminare tutte quelle attività tra cui la scuola e l’istruzione, che potessero distrarre le donne dallo sposarsi presto e dall’avere tanti bambini, insomma la donna “regina del focolare. “La signora Pesce, donna della resistenza antifascista, ci ricorda come le bambine per andare alle scuole medie dovessero pagare una tassa doppia a quella dei bambini. Ventuno donne nel mondo più maschile che si possa immaginare, ventuno donne con idee diverse riuscirono, insieme, ad inserire la parità di genere nella nostra Costituzione. In particolare il lascito più importante del loro lavoro fu l’articolo 3 che fissa l’uguaglianza dei cittadini senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni sociali. Ventuno donne che lavorarono alla stesura della Costituzione nell’Assemblea Costituente fino ad aprile del 1948. L’Anpi si batte per un futuro in cui la politica per l’Uguaglianza si nutra di universalità del welfare e di diritti della persona, di redistribuzione del lavoro e della ricchezza; si nutre di applicazione della Costituzione e di rappresentanza sociale da allargare. Siamo qui per non dimenticare il passato, ma al tempo stesso per guardare verso il futuro, sapendo che esso dipende da noi, dalle nostre scelte, dalla nostra volontà di partecipazione, di democrazia, di antifascismo.

 

LETTERA DEL CONDANNATO A MORTE PIETRO BENEDETTI – 11 APRILE 1944
letta da Luigi Fusani

Ai miei cari figli,
quando voi potrete forse leggere questo doloroso foglio, miei cari e amati figli, forse io non sarò più fra i vivi. Questa mattina alle 7 mentre mi trovavo ancora a letto sentii chiamare il mio nome. Mi alzai subito. Una guardia aprì la porta della mia cella e mi disse di scendere che ero atteso sotto. Discesi, trovai un poliziotto che mi attendeva, mi prese su di una macchina e mi accompagnò al Tribunale di Guerra di Via Lucullo n. 16. Conoscevo già quella triste casa peraver avuto un altro processo il 29 febbraio scorso quando fui condannato a 15 anni di prigione. Ma questa condanna non soddisfece abbastanza il comando tedesco il quale mandò l’ordine di rifare il processo. Così il processo, se tale possiamo chiamarlo, ebbe luogo in dieci minuti e finì con la mia condanna alla fucilazione. Il giorno stesso ho fatto la domanda di grazia, seppure con repulsione verso questo straniero oppressore. Tale suprema inuncia alla mia fierezza offro in questo momento d’addio alla vostra povera mamma e a voi, miei cari disgraziati figli.Amatevi l’un l’altro, miei cari, amate vostra madre e fate in modo che il vostro amore compensi la mia mancanza.Amate lo studio e il lavoro. Una vita onesta è il migliore ornamento di chi vive. Dell’amore per l’umanità fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la libertà e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla. Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli.
Siate umili e disdegnate l’orgoglio; questa fu la religione che seguii nella vita. Forse, se tale è il mio destino, potrò sopravvivere a questa prova; ma se così non può essere io muoio nella certezza che la primavera che tanto io ho atteso brillerà presto anche per voi. E questa speranza mi dà la forza di affrontare serenamente la morte.
Mia cara Enrichetta,
ho voluto tacerti fino ad oggi la triste realtà nella speranza di ottenere una impossibile grazia. Purtroppo è la fine. Sono straziato di non poter rivedere i miei figli. Ora tu sei tutto per loro. Sii forte per loro. Tu sai che al mondo ho fatto solo il bene e perciò morirò tranquillo. Bacia per me i miei figli ed educali nell’amore e nel lavoro. Addio, mia diletta e sfortunata compagna, bacia per me mio padre, i tuoi cari genitori, i cugini e gli zii. Salutami tutti gli amici e ringrazia coloro che hanno tentato purtroppo inutilmente di salvarmi. Un ultimo abbraccio e un bacio per tutta la vita,
Tuo Pietro