I Canti dei Partigiani sono la testimonianza in musica e parole di una generazione, questi canti, ancora oggi sono Storia. Insegnano. Così, intonarli significa continuare a incidere, lasciare un segno per gli anni a venire, una traccia sempre viva.
La rivista dell’Anpi: Patria Indipendente ha pubblicato diversi saggi su questo argomento, di seguito se ne riportano tre, che contengono, le vicende legate a questi canti ed alcune interpretazioni significative:
http://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/pentagramma/fate-largo-che-passa-la-brigata-garibaldi/ (clicca qui per visitare)
BELLA CIAO
A proposito della guerra di liberazione dallo straniero, può essere interessante la ricostruzione storica della canzone italiana più famosa in tutto il mondo, con versioni in tantissime lingue, che spesso mantengono il ritornello in italiano: Bella Ciao.
La scarsa o nulla sua diffusione tra i partigiani del Nord Italia aveva fatto pensare a una sua creazione nel dopoguerra. C’era stato anche chi aveva ipotizzato un rifacimento della versione delle mondine.
Fece scandalo al festival dei due mondi di Spoleto del 1964 l’apertura e la chiusura con l’esecuzione una dopo l’altra della versione di risaia e di quella partigiana.
Sembra invece che sia di ascendenze ottocentesche, ma sia stata cantata le prime volte dai reparti dell’Esercito Regio Italiano aggregati alle forze alleate che avanzavano dal Centro fino alla Linea Gotica.
Bella Ciao partigiana riprende nella parte testuale la struttura del canto Fior di tomba, mentre sia musicalmente che nella struttura dell’iterazione (il “ciao” ripetuto) derivava da un canto infantile diffuso in tutto il nord, La me nòna l’è vecchierella. Un’altra possibile influenza può essere stata quella di una ballata francese del Cinquecento, che seppur mutata leggermente ad ogni passaggio geografico, sarebbe stata assorbita dapprima nella tradizione piemontese con il titolo di La daré d’côla môntagna, poi in quella trentina con il titolo di Il fiore di Teresina, poi in quella veneta con il titolo Stamattina mi sono alzata, successivamente nei canti delle mondariso e infine in quelli dei partigiani.
Perché è divenuta così popolare? Per il battito di mani, l’auto legittimazione della Repubblica, un unico nemico (l’invasor). Fischia il vento, pur essendo stata la canzone più diffusa al Nord durante la Resistenza, non poteva certo vantare questi meriti.
Bella ciao non presenta alcun accenno alla guerra civile, alla lotta di classe, a rivolgimenti nella costruzione della società futura. In questa fase storica, morte le ideologie anche se non le speranze di cambiamento, Bella Ciao mantiene un valore, un significato e una carica emotiva, come sanno dare solo le belle canzoni, e questo ne continua a determinare il ricordo e il successo.
IL TESTO
Questa mattina mi son svegliato
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
questa mattina mi son svegliato
e ho trovato l’invasor.
Oh partigiano, portami via
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
oh partigiano, portami via,
che mi sento di morir.
E se io muoio lassù in montagna
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e se io muoio lassù in montagna
tu mi devi seppellir.
Seppellire sulla montagna,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
seppellire sulla montagna
sotto l’ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e le genti che passeranno
mi diranno: ” Che bel fior “.
È questo il fiore del partigiano,
oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
è questo il fiore del partigiano
morto per la libertà.