La deportazione razziale è composto da ebrei stranieri ed ebrei italiani.
Dopo le leggi razziali del 1938, le altre tappe della persecuzione degli ebrei in Italia sono il 10 giugno del 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, quando tutti gli ebrei stranieri sono dichiarati “nemici” e vengono imprigionati. I giovani in campi di internamento, le donne, i bambini e gli anziani in quello che, con un ossimoro, viene chiamato “Internamento libero”, cioè una specie di domicilio coatto in piccoli paesi lontani dalle grandi vie di comunicazione ma con la presenza della caserma dei carabinieri. Nella nostra provincia si contano più di una ventina di internati di questo tipo, per la precisione 22, escludendo quelli che sono fuggiti: 4 Tedeschi; 1 Austriaca; 7 Polacchi; 2 Rumeni; 2 Greci, 2 Turchi e 4 bambini nati in Italia da genitori stranieri. Alcuni di essi erano in Italia da molti anni e avevano la cittadinanza italiana, che però era stata loro tolta ed erano diventati apolidi. Tra di loro solo 4 sono poi sopravvissuti al lager.
Bisogna inoltre ricordare gli ebrei stranieri internati nei comuni di S. Giorgio, Sannazzaro e di Gravellona (da qui quattro ebrei finirono la loro vita ad Auschwitz).
Tra le vicende più significative ricordiamo la famiglia Sacerdote, originaria di Mede: della loro famiglia composta da undici persone solo tre, alla fine, si sono salvate.
Oppure, la tragica vicenda dell’ebreo tedesco Max Simon, internato nel campo italiano di Ferramonti in provincia di Cosenza, ma in visita alla mamma confinata a Gravellona l’8 settembre ‘43, e quindi bloccato al Nord e poi arrestato e deportato e morto con la mamma ad Auschwitz.
Particolare la situazione di Giuseppe Loew, milanese sfollato a Lomello, catturato in seguito alla sua attività partigiana e, scoperta la sua origine ebrea, inviato ad Auschwitz.
E’ fondamentale per la città di Vigevano la vicenda della famiglia del dottor Leone Rudich, (clicca qui per visitare) che sebbene perseguitata, venne protetta ed aiutata da diversi vigevanesi, che impedirono la deportazione.
Infine Fraenkel Markus David è uno dei tanti ebrei tedeschi emigrati in Italia nel vano tentativo di sfuggire alla persecuzione nazista, ma anche in Italia, dalla promulgazione delle leggi speciali, la vita degli ebrei diventa impossibile. Gli stranieri si vedono ritirato il passaporto e vengono internati in campi italiani. Fraenkel è rinchiuso prima a Ferramonti di Tarsia (Cosenza), poi viene confinato a Gravellona, finchè il 30-11-43 è arrestato a Vigevano. Deportato ad Auschwitz, il suo convoglio arriva il 23 maggio 1944 e Markus supera la prima selezione (insieme ad altri 186), entra in lager ma vi muore in data imprecisata.