Di seguito si riporta il discorso della nostra consigliera del direttivo della Sezione ANPI Vigevano Teresa Maria Berzoni in castello alla festa della Liberazione:
Signor Sindaco, Autorità, signore e signori,
è per me un onore portare il saluto dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia alle celebrazioni organizzate dal Comune di Vigevano per il 77esimo anniversario della Liberazione d’Italia dal Nazifascismo. Quella di oggi deve essere La Festa di tutti coloro che credono nei principi che sono alla base del nostro Stato di diritto, la Festa di chi ha combattuto per la liberazione del nostro Paese e
dell’Europa. Libertà e democrazia, due parole bellissime, che insieme assumono per tutti noi il valore insopprimibile dei diritti umani, sociali, politici.
Purtroppo però il
nostro cuore è stretto dalla morsa della guerra che si combatte a poca distanza da
noi. L’idea di un mondo multipolare governato da una nuova coesistenza pacifica e
dalla scomparsa dei blocchi contrapposti è andata in frantumi e quello che si
prospetta davanti a noi non è un’Europa pacificata, un Europa che promuove i diritti
sociali, di solidarietà tra i popoli, di centralità del lavoro e di un generale
superamento di un sistema economico che si è rivelato ingiusto rendendo i ricchi
sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. Non è il mondo che sognavano i
partigiani pacifico e solidale.
I nostri occhi sono gonfi delle immagini di orrore, morte e distruzione che tutti i
media, ad ogni ora, ci raccontano della guerra in Ucraina. Mai guerra fu così tanto
raccontata, fotografata, filmata, eppure tanti sono i conflitti nel mondo, ma
evidentemente, più ci allontaniamo dal nostro giardino e più ci dimentichiamo delle
tragedie che affliggono i popoli anche in questo XXI secolo. In questo momento ci
sono 31 conflitti in atto: dalla Siria alla Somalia, il Sudan, la Nigeria, il Mali, il
Myammar, l’Afganistan solo per citarne alcuni. Per non parlare della guerra nello
Yemen che va avanti da 6 anni, una delle peggiori crisi umanitarie al mondo.
mi preme sottolineare che l’informazione e la disinformazione hanno sempre
giocato un ruolo determinante in ogni guerra, è una guerra che si gioca sul terreno
virtuale della comunicazione TRAMITE la propaganda e le strategie di manipolazione
dell’opinione pubblica. L’obiettivo è sempre lo stesso, manipolare la percezione di
ciò che accade realmente poiché il sostegno dell’opinione pubblica sulla guerra è
una risorsa fondamentale. Se, come affermava Eschilo già nel V secolo a.C.,
“la prima vittima della guerra è la verità”, possiamo aggiungere che la verità è il
primo obiettivo sensibile della propaganda. Lo sottolineo perché in queste
settimane l’Anpi è stata attaccata in modo feroce come se fossimo i difensori di
Putin. Bene in questa manipolazione della comunicazione siamo in buona
compagnia perché ne è stato vittima persino papa Bergoglio nel suo discorso in cui
dichiarava la guerra “Vergognosa”.
Nel 2021 oltre cinquanta premi Nobel e presidenti di Accademie della scienza
nazionali hanno lanciato la campagna per il "Dividendo della pace". Una «semplice
proposta per l’umanità”, I firmatari chiedono ai governi di tutti gli Stati che
aderiscono all’ONU di «avviare trattative per una riduzione concordata della spesa
militare del 2 per cento ogni anno, per cinque anni». In questo modo, «enormi
risorse verranno liberate e rese disponibili, il cosiddetto "dividendo della pace",
pari a mille miliardi di dollari statunitensi entro il 2030». La transizione ecologica
costerà moltissimo. Queste risorse dovrebbero essere utilizzate La metà per creare
un fondo globale gestito dalle Nazioni Unite per lottare contro pandemie,
cambiamento climatico e povertà. La metà restante, invece, resterebbe ai singoli
Paesi. «In questo momento, il genere umano si trova ad affrontare pericoli e
minacce che sarà possibile scongiurare solo tramite la collaborazione–Cerchiamo di
collaborare tutti insieme anziché combatterci»..
L’ANPI aderisce all’appello di 50 premi Nobel per la riduzione del 2% della spesa
militare in tutto il mondo perché se grande è il pericolo della guerra nucleare,
dobbiamo credere nella possibilità di un rilancio mondiale per una nuova
coesistenza pacifica in un mondo multipolare, dove tutti i popoli possano vivere in
pace.
Ma appena la settimana scorsa, il Sipri ha rivelato che i cento maggiori
produttori di armamenti hanno fatturato 531 miliardi di dollari nel 2020, l’anno
della pandemia, in cui il Pil globale è calato del 3,1 per cento
È incredibile che si stia combattendo una guerra come se fossimo nel 1945. È una
visione imperialista da primi del 900. Non siamo più al congresso di Vienna del 1815
dove i grandi decidevano e ridisegnavano la mappa delle nazioni. I popoli devono
essere liberi di decidere dove stare e con chi stare. Purtroppo il Democracy Index
2021 (indice calcolato dall’Economist), certifica un ulteriore calo del livello di
democrazia in tutto il mondo. È una tendenza in corso da diversi anni, non
imputabile solo alle misure anti-pandemia. Il livello di democrazia nel mondo,
secondo questa rilevazione, è in calo da molti anni. Dal 2014. in poi, la discesa è
stata costante.
L’Anpi condanna fermamente l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione
Russia. È in atto una guerra che nega il principio di autodeterminazione dei popoli,
fa precipitare l’Europa sull’orlo di un conflitto globale, impone una logica
imperiale che contrasta col nuovo mondo multipolare, porta lutti e devastazioni.
Così come noi avevamo un invasore tedesco, gli ucraini hanno un invasore russo,
uno stato antidemocratico che cerca di schiacciare un altro paese».
Questa nuova tragedia che si è abbattuta con violenza sull’Europa, ha messo in
pericolo pace e libertà. Come abbiamo potuto che tutto questo accadesse?
Eppure era sotto gli occhi di tutti. Non è vero che questa guerra non era prevista e
non era prevedibile, era prevedibile a cominciare dal 2004 con la rivoluzione
arancione per arrivare al 2014 con l’annessione della Crimea alla Russia. Nulla però è
stato fatto.
«La buona politica – ha detto il Papa – non può venire dalla cultura del potere inteso
come dominio e sopraffazione, ma solo da una cultura della cura, cura della persona
e della sua dignità e cura della nostra casa comune. Ma purtroppo quello che
prevale è il frutto della vecchia logica di potere che ancora domina la cosiddetta
geopolitica. La storia degli ultimi settant’anni lo dimostra: guerre regionali non sono
mai mancate; siamo nella terza guerra mondiale a pezzetti, un po’ dappertutto; fino
ad arrivare a questa, che ha una dimensione maggiore e minaccia il mondo intero.
Ma il problema di base è lo stesso: si continua a governare il mondo come uno
‘scacchiere’, dove i potenti studiano le mosse per estendere il predominio a danno
degli altri, mandando gli umili a morire.”
Purtroppo dobbiamo ammettere che l’Unione Europea non si è mai presentata
come un soggetto terzo negoziatore, così come non esiste una forza di difesa
europea. Proprio perché viviamo in un momento drammatico, occorre lavorare ad
un nuovo ordine europeo e mondiale che scardini le chiusure, le tensioni, le
incomprensioni e forse nuovi conflitti. L’Anpi lancia l’idea che l’Unione Europea si
faccia portatrice di una proposta rivolta a tutti i Paesi non UE che:
a) Aggiorni e ribadisca i 10 principi fondamentali degli accordi di Helsinki del
1975 a cominciare dal riconoscimento dell’inviolabilità dei confini nazionali
b) Stabilisca un’ampia zona smilitarizzata e denuclearizzata lungo tutta la
fascia di confine fra la Russia e gli altri Paesi
c) Avvii un processo di diminuzione controllata di tutti gli armamenti nucleari
in Europa e nel mondo. Per questo l’Unione Europea deve essere
rappresentata con una sola voce, con un suo seggio al Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite e farsi promotrice di una più generale riforma dell’ONU.
LA SITUAZIONE SOCIALE ITALIANA
Sulla crisi sociale vogliamo segnalare alcuni dati dell’ultimo rapporto Censis: negli
ultimi 30 anni il salario medio è aumentato in Germania del 33, 7%, in Francia del
31,1% in Italia è diminuito del 2,9%. L’inflazione ha raggiunto il 4,8% il primo
gennaio 2022 la stessa cifra del 1996 quando c’era la lira. Quando leggiamo che da
marzo 2020 il patrimonio dei super ricchi è aumentato del 56% a fronte di un
milione di nuovi poveri per un totale di 5 milioni e mezzo, ci chiediamo se non sia
giunto il momento di realizzare il dettato Costituzionale dove si afferma che il
lavoratore ha diritto ad una retribuzione sufficiente per una esistenza libera e
dignitosa e che la libera iniziativa economica privata non può svolgersi in modo da
recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. Una delle missioni
dell’Anpi è concorrere all’attuazione della Costituzione italiana: ecco poniamo una
richiesta urgente alla politica, alle Istituzioni, al Governo, proprio a partire dal
fondamento dell’articolo 1 della Costituzione della Repubblica: chiediamo un’Italia
fondata sul lavoro. Un lavoro sicuro: ad oggi sono 183 i morti sul lavoro nel 2022.
IL PROBLEMA DEL NEOFASCISMO
Serve una nuova narrazione della Resistenza, che non si limiti al racconto di quello
che avvenne nei 20 mesi dal 8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 ma vogliamo che
l’impegno dell’Anpi e dei suoi associati sia quello di una democrazia militante.
Il sogno dei partigiani che si realizzò fu la sconfitta del nazifascismo, la Costituente
e la Repubblica. Possiamo definire questo sogno partigiano come un insieme di
valori: libertà, democrazia, eguaglianza, lavoro, solidarietà, pace. Il sogno
partigiano è quello di una società di persone libere, una società di diversi ma
uguagli, una società dove il lavoro sia il mezzo attraverso il quale l’umanità realizzi
sé stessa, il lavoro come creazione e non come sfruttamento, Noi siamo una
memoria attiva, una memoria che non si limita a rammentare il passato ma che
si misura con i cambiamenti della società, dell’innovazione della digitalizzazione,
degli algoritmi. Per fare questo ci servono le idee dei Costituenti e le idee dei
partigiani perchè la democrazia non è mai un dato certo, assoluto, concluso, ma
qualcosa di fragile che va continuamente difesa, ma anche continuamente
alimentata per espandersi nelle diverse ed articolate forme della vita sociale,
rappresentare la pluralità delle opinioni , incarnarsi nella costante conquista di
diritti civili e sociali, nella permanente affermazione dei diritti umani, la
democrazia deve crescere e diventar democrazia progressiva l’anima di una
società libera e liberata
Nello scenario nazionale abbiamo il problema del neofascismo, vale a dire
formazioni organizzate che si ispirano direttamente al fascismo, al nazismo, al
razzismo. Purtroppo è uno scenario anche europeo dove vivono formazioni
sovraniste di destra in contrasto con il principio dello stato di diritto come l’Ungheria
e la Polonia. Vi è un disegno di cambiamento della natura dell’Unione Europea,
chiusa come in una fortezza e quindi chiusa al fenomeno migratorio a meno che non
siano biondi e con gli occhi azzurri, chiusa all’evolversi dei processi di emancipazione
civile e sociale, predisposta ad una lettura della storia che tende ad assolvere le
gravissime responsabilità della Germania nazista e dell’Italia fascista.
Contro le nuove formazioni fasciste l’Anpi da tempo conduce una strenua
battaglia, dal documento presentato al presidente della Repubblica intitolato “Per
uno stato pienamente antifascista” in cui si avanzano una serie di proposte di
carattere strutturale tese ad espellere il fascismo anche dal punto di vista
culturale e formativo nei gangli istituzionali della Repubblica, alle 300.000 firme
per richiedere lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste, alle infinite
iniziative locali tese a sventare qualsiasi rigurgito di nostalgia del ventennio.
Inoltre è stato chiesto una integrazione delle norme in materia di intitolazione
toponomastica che vieti l’attribuzione di vie piazze e giardini a persone
chiaramente compromesse col fascismo.
Noi dell’Anpi crediamo che un altro mondo sia possibile, incardinato su di una
parola trasversale: fraternitè dicevano i rivoluzionari francesi del 1789, Su fratelli
su compagni ha scritto Filippo Turati nel testo dell’Inno dei lavoratori. Ecco questa
non è una prospettiva astratta, irrealizzabile, mistica. È una condizione di
sopravvivenza se vogliamo misurarci con gli effetti del riscaldamento globale, la
crisi economica, la guerra, con l’aumento delle disuguaglianze sociali.
UNA NUOVA NARRAZIONE DELLA RESISTENZA
Un ricordo particolare lo voglio dedicare a quell’esercito di donne partigiane
dimenticate dalla storia, dalla toponomastica delle strade, dai cippi o stele: furono
35.000 le partigiane combattenti, 20.000 le patriote con funzioni di supporto, 70.000
le donne appartenenti ai Gruppi di difesa per la conquista dei diritti delle donne,
5.000 circa le donne arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti, circa
3.000 le deportate in Germania. La Resistenza delle donne non è stata uguale a
quella degli uomini perché è rimasta avvolta nel silenzio. Ora è giunto di tempo di
svelarla, una ad una.